“Buongiorno, siamo un gruppo di ciclisti e donatore di sangue dell‘Istituto dei Tumori di Milano. Abbiamo partecipato alla vostra iniziativa l’anno scorso e ci stiamo organizzando per la partecipazione di quest’anno. Abbiamo anche divulgato l’iniziativa sul nostro periodico a tale riguardo vi mando gli articoli pubblicati per l’iniziativa specifica e in occasione della prematura scomparsa di Michele Scarponi. Aspettateci che arriviamo, da Milano abbiamo un po’ di strada da fare però penso che ce la faremo anche quest’anno”.
Poche parole in una mail, che portava allegate due copie in pdf di un giornalino titolato Il Globulo. E così, leggendo, abbiamo scoperto la storia dei ragazzi dell’Adsint di Milano, con la sigla che significa Associazione Donatori di Sangue Istituto Nazionale Tumori. Ve ne proponiamo gli stralci, perché si capisca come e perché sia nata la voglia di ripartire per la seconda edizione di #NoiConVoi.
“Sono i primi di ottobre, un nostro donatore, Giovanni Montagna, mi manda una mail dove viene presentato un evento ciclistico che è soprattutto un atto di solidarietà per le popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto. Il comitato promotore “Noi con Voi” presenta una soluzione efficace e allo stesso tempo originale, i partecipanti devono pagare 50 centesimi ai chilometro, i soldi saranno dati direttamente ai sindaci dei comuni colpiti.
“L’iniziativa e stimolante, non si può fare finta di niente davanti ad eventi così particolari, si decide di partecipare an che se le incognite sono parecchie sia per una questione logistica e per le condizioni del tempo. (…)
“Arrivati sul punto di partenza, constatiamo una grande quantità di persone che arrivano con ogni mezzo, ciclisti di ogni età, di ogni provenienza; la presenza dei professionisti è qualifìcata, sono presenti Michele Bartoli, Dario Cataldo, Michele Scarponi, Alessandro Petacchi e molti altri.
“E’ diverso vedere le cose alla televisione ed essere lì sul posto, cambia lo stato d’animo la tensione con cui percepisci certe disgrazie, vedi il volto della gente, donne e bambini, che sono venuti a vedere la partenza di una iniziativa tutta rivolta completamente a loro.
“Ci sono cose che non potevano non emozionarci: la prima è stata quando alla partenza abbiamo srotolato il nostro striscione e una donna ci ha chiesto da dove venivamo, abbiamo detto da Milano, subito la donna si è rivolta a delle sue amiche che stazionavamo sul lato opposto della strada per gridare: «Questi arrivano da Milano per noi». Quella frase aveva qualcosa di strano per noi che avevamo fatto una cosa del tutto normale, ma ci ha fatto capire quanto bisogno queste persone avessero di un gesto anche semplice di solidarietà.
“La parte più difficile, mentre si pedalava, è stata quella di passare nei pressi delle rovine di Pescara del Tronto che incombevano sulla strada. Pietre, tegole e travi divelte là dove un giorno c’erano flnestre coi fiori e sguardi curiosi. La vecchia Salaria come un nastro srotolato nella scarpata. Muri divelti con i quadri ancora appesi. Un gazebo, sotto cui magari quella notte qualcuno aveva cenato prima di andarsene a dormire al primo fresco. Mobili franati e tende ricamate su facciate in bilico… vite spezzate, speranza di ricominciare.
“ll corteo si è ammutolito, dove prima c’erano battute e scambi di opinioni, in un momento, senza che nessuno dicesse niente, un lungo silenzio di cordoglio e poi riflessione. (…)
“Ci saremo se ci sarà un’altra iniziativa in tal senso, la speranza è che tutto venga organizzato perché, se questo avviene, vuol dire che uno spiraglio di normalità ha invaso queste zone così colpite”.
Quello spiraglio di normalità di cui scrive Giovanni Zucchi è stato la molla per spingerci a ripartire. Lo abbiamo dichiarato subito: di macerie ne vedremo ancora fin troppe, ma accanto vedremo piccoli germogli della vita che riparte. Non ci siamo per questo. Noi ci siamo per tutti voi.